Un sogno meraviglioso #5

Sinossi:
Margherita è una bambina di nove anni, dalla vita frenetica e tutti i pomeriggi impegnati dalle mille attività scelte per lei da sua madre. Ha un sogno nel cassetto, che però ha ben poco tempo per coccolare o seguire. Anzi, a dirla tutta non sa neanche bene quale sia. Presa com’è dalla danza, dalla scuola, dal corso di fotografia e addirittura quello di pittura, Margherita non riesce a coltivare il desiderio di studiare lo Spazio e le leggi che lo animano: pianeti, costellazioni e… vita intelligente tra le stelle!
Finché, durante una lezione di equitazione in groppa a Teodoro, non si imbatte in una strana farfalla di cristallo. È luminosa, sgargiante, e fa talmente tanta luce che il cavallo si imbizzarrisce e Margherita cade. E inizia a sognare… oppure quella che vive è la realtà? Sogno Meraviglioso e Dubbio Atroce sembrano verissimi: uno ha gli occhi viola come Nettuno, le lentiggini rosse come Marte e un sorriso abbagliante come i raggi del sole, e l’altro… è vorticoso e infinito come solo una stella esplosa potrebbe sembrare nel bel mezzo dell’universo.
Insieme a loro, Margherita scoprirà quanta forza ci vuole per inseguire ciò che si desidera, ma anche quanto amore sia necessario donare per fare in modo che la felicità degli altri sia anche la propria.
Per sognare e realizzare ciò che si ha nel cuore ci vuole coraggio, fantasia e un sorriso sulle labbra, ma anche e soprattutto degli amici con cui condividere ogni cosa: le gioie, ma anche le delusioni.

Capitolo 5
I sogni son desideri


Quella sera rincasarono tardi. Appena sua madre era venuta a sapere della caduta, era praticamente volata al maneggio e, con quella che a Margherita era sembrata una complicata mossa di kung fu, l’aveva ficcata in auto e portata al pronto soccorso.
Margherita non aveva niente e i medici erano stati chiari, ma per sua madre una commozione cerebrale era sempre dietro l’angolo, quindi dopo aver mangiato (leggero, perché non si sa mai) l’aveva costretta a ripassare una o due tabelline per vedere come stesse messa la memoria.
A letto, Margherita era distrutta, ma con la testa piena zeppa di domande. E un paio di occhiali da sole tra le mani, nel caso Sogno decidesse di farsi vedere ancora.
Continuava a osservare il cuscino a forma di nuvola chiedendosi come fosse stato possibile ritrovarselo sotto il sedere al momento giusto. Sua madre lo aveva messo sulla sedia di fronte alla finestra, appoggiandolo con gran cura.
«Questo ti ha salvato la vita, tesoro. Lo terremo sempre con noi.»
Margherita adesso si chiedeva cosa avrebbe pensato sua madre se avesse saputo da dove proveniva davvero quella nuvola che… ora si stava sollevando in aria e sbatteva contro il vetro!
Sembrava volesse uscire.
Proprio in quel momento, Margherita sentì qualcuno bussare alla finestra, ma era impossibile: la sua camera si trovava al secondo piano.
Sollevandosi di scatto, scese dal letto e corse ad aprire il vetro prima che la nube lo rompesse. Perché era diventata più grande, minacciosa, con tanto di piccoli fulmini che l’attraversavano nel mezzo a mano a mano che provava a uscire senza riuscirci. Cavoli, era una cosa stranissima.
«Sbrigati, prima che ti piova in camera! Le nuvole tendono ad arrabbiarsi molto quando non fanno quello che vogliono» disse Dubbio, sbucando al di là del vetro.
Margherita lanciò un’occhiata alla porta ben chiusa, poi girò la maniglia. In un lampo, la nube sfrecciò fuori, saettando verso il cielo fino a sgomitare tra le sorelle per avere un posticino tutto per sé. Un tuono comunicò loro che non c’era riuscita.
«Ci fai entrare? Qui fuori fa freddino» la sollecitò Dubbio, agitando una mano scarabocchiosa davanti al viso di Margherita. Lei, ancora con la bocca aperta per lo stupore e i capelli più ricci che mai (eh, l’umidità!) si spostò di lato e fece entrare i suoi nuovi amici.
Sogno, quella sera, splendeva come un faro.
«Potresti luccicare un po’ di meno?» domandò Margherita, coprendosi gli occhi con una mano. «Sembra di essere in spiaggia in pieno agosto. E poi i miei genitori potrebbero pensare che ho svaligiato una centrale elettrica, se non ti… spegni un po’.»
«Ah, scusa...» disse Sogno, imbarazzato. «Non so come fare, però. Dovrei dirti di pensarmi di meno, però sarebbe come rinnegare me stesso.»
«Non capisco quello che stai dicendo, ma intanto metti questa e vediamo se risolviamo qualcosa» rispose Margherita, gettando all’amico una felpa nera. Poi frugò nell’armadio e trovò un paio di pantaloni della tuta e un cappello.
Una volta vestito di tutto punto, Margherita sorrise soddisfatta. Non che Sogno se ne andasse in giro senza abiti, ma brillavano pure quelli e guardarlo in faccia era una vera impresa.
Margherita indossò gli occhiali da sole e finalmente, per la prima volta, riuscì a vedere l’amico dritto in faccia.


Occhi viola come Nettuno; pelle bianca come la luna; lentiggini sul naso all’insu, rosse come Marte; capelli verdi come Venere e sorriso abbagliante come i raggi del Sole.
A guardarlo bene, Sogno era il suo sogno: un’intera galassia nella sua camera, un prisma di colori bellissimi a sua completa disposizione. Solo un dubbio atroce la attanagliava: era reale?
E a tal proposito…
«Scusami, Dubbio, ma devo chiederti di uscire di nuovo dalla mia camera» disse, guardando nel punto da cui sentiva borbottare il piccolo ammasso di linee aggrovigliate. Appena messo piede in camera, infatti, tantissimi oggetti avevano iniziato a svolazzare attorno a loro prima di finire inglobati nel suo buco nero. Finché si trattava di penne e matite andava anche bene, ma Margherita avrebbe preferito non perdere i suoi preziosissimi libri o le sue carte dell’universo che lei aveva sopranominato Mappacosmo. 
«Ecco, lo sapevo: va sempre a finire così» commentò Dubbio, scuotendo la testa. Quando uscì dalla finestra, e tutti gli oggetti nella stanza tornarono a giacere immobili, Margherita strabuzzò gli occhi e capì cosa era successo.
Dubbio, proprio come una stella esplosa, attirava a sé ogni certezza, inghiottendola fino a trasformarla in perplessità. Nel momento in cui lo aveva accanto, ogni titubanza diventava gigantesca, mentre rimpiccioliva se lo aveva lontano.
«Come fate a essere amici, se siete uno il contrario dell’altro?» chiese a Sogno, sedendosi sul letto. Incrociò le gambe e l’amico, seguendola, fece la stessa cosa. Dubbio si mise seduto sul davanzale, già dimentico della delusione di poco prima.
«Perché non ci può essere certezza senza dubbio, o sogno senza ostacoli: lo hai appena pensato» rispose Sogno, stringendosi nelle spalle.
«E tu come fai a saperlo?» squittì Margherita, mettendosi una mano sulla bocca.
«Perché ti ascoltiamo. Tu non lo fai spesso, però» intervenne Dubbio, giocherellando con una penna che entrava e usciva dal suo campo gravitazionale. «Sei sempre in movimento, fai mille cose, ma non ascolti mai il tuo cuore e quello che ti chiede di fare.»
«Non è vero» replicò Margherita, offesa.
«Come questa stanza» continuò Dubbio, ignorandola. Gli scarabocchi che aveva per piedi dondolavano avanti e indietro nel vuoto, mentre lui si guardava intorno. «Non volevi un soffitto tutto stellato? Perché non ce l’hai? È tutto rosa e bianco, qui dentro. Non ti annoi?»
«Papà doveva aiutarmi, ma ha sempre da fare» si giustificò Margherita, a disagio. «Così mamma ha pensato di colorare la stanza con un colore più chiaro, dice che si intona a… me.»
«Per niente. E poi è da bambina!»
«Ehi, guarda che io sono una ragazza» obiettò Margherita, risentita. «Chi lo ha detto che il blu è per i maschi e il rosa per le femmine? E lo sai che al tempo dei principi e delle principesse, il rosa era usato per indicare la forza degli uomini?»
«Oh, sì, io c’ero, confermo» disse Sogno, annuendo con vigore. «Mr Blue Oltremarine odiava il rosa e aveva il sogno di vestirsi in blu. Per questo ha cambiato la moda.»
Margherita lo guardò per un momento, ma decise di tornare sull’argomento in un’altra occasione. La cosa più importante era un’altra.
«Cosa volete da me? Perché siete qui e mi seguite da oggi?»
«Sei tu che segui noi» obiettò Sogno, inclinando la testa per guardarla meglio. «Da quando tuo nonno ti ha regalato quel libro sulle stelle e quell’altro sugli extraterrestri.»
Sogno indicava i vari saggi da una parte e l’altra della stanza, e Margherita seguiva il suo dito luminoso come fosse una freccia. Scosse la testa, frastornata.
«Quindi tu cosa saresti, il mio sogno di diventare una scienziata?» chiese, ridacchiando.
«Non una scienziata qualunque, ma una di quelle che cerca vita intelligente su altre galassie» rispose Sogno, solenne. E Margherita smise di ridere di colpo.
Stava succedendo per davvero!

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