Un sogno meraviglioso #4
Capitolo 4
Sogno Meraviglioso e Dubbio Atroce
«L’abbiamo
ammazzata?»
«No, non penso…
dai, le ho inviato la mia nuvola cuscinetto in tempo. Giusto?»
«Tu credi?»
«Oddio, odio
avere un amico di nome Dubbio!»
Le voci,
partite basse basse, adesso esclamavano le loro opinioni con un tono
decisamente alto. Margherita aprì prima un occhio, poi un altro, ma appena lo
fece fu costretta a chiuderli di nuovo. Che botta!
«Hai visto?
È viva, respira e si lamenta!»
«Sì, Sogno,
lo vedo, però… ecco… non mi sembra messa bene.»
«Oh, quanto
sei puntiglioso. È solo…»
«Potreste
stare zitti un attimo, chiunque voi siate?» intervenne Margherita, facendo una
smorfia. La testa faceva male, ma anche il fondo schiena! Cavoli, che caduta.
Teodoro!
Sollevò di
colpo le palpebre e provò a rialzarsi, ma due mani forti (e brillanti… troppo,
per essere vere) la costrinsero a rimanere sdraiata.
«Uhm, non è
una buona idea. Fossi in te aspetterei qualcuno…»
«E tu non
sei qualcuno?» lo rimbeccò Margherita, indispettita. «Anzi… chi sei?»
«Sogno.»
Margherita
aggrottò la fronte e sollevò lo sguardo per la prima volta da quando era
caduta. E rimase a bocca aperta.
«C’è rimasta
stecchita. Guarda…»
Un tipo, un
po’ più basso, più indistinto, più… vorticoso,
agitò quella che sembrava una mano fatta d’ombra davanti al suo viso. «Non ha
retto la botta, Sogno. Dopo tutti i sacrifici che abbiamo fatto, dopo aver messo
in pericolo entrambi…»
«Vuoi stare
zitto un attimo, Dubbio?»
«Dubbio?»
domandò Margherita, sudando freddo. «Oddio, ho perso conoscenza e adesso sono
in una realtà alternativa. Morirò, nessuno mi vedrà più, Teodoro continuerà a
correre per sempre finché non cadrà in un burrone e…»
«Ma parla sempre
così tanto?» chiese Dubbio, bisbigliando nell’orecchio luminoso di Sogno.
«Perché non
hai mai sentito parlare i suoi genitori» rispose l’altro, continuando a
guardare Margherita con occhio critico.
C’era
qualcosa che non andava. Ma cosa?
«Ok, tu ti
chiami Sogno e lui Dubbio… È un incubo, vero?» domandò Margherita, mettendosi a
sedere con molta cautela.
Sogno si
voltò, perplesso, poi tornò a guardarla.
«Perché hai
chiamato mio zio Incubo? Non lo vedo da nessuna parte. Lo conosci bene? Io lo
vedo molto di rado, ma a dirti la verità non ne sento la mancanza. È uno di
quei parenti di cui faccio a meno. Anzi, a dirla tutta» continuò a voce bassa,
chinandosi su Margherita «non dovresti provarne nostalgia neanche tu.»
«Brr…» intervenne
Dubbio, stringendosi nelle spalle tremanti. «L’ultima volta che l’ho visto
eravamo in una stanza buia e usciva uno di quei clown spaventosissimi da un
cubo ai piedi del letto, e il bambino urlava, e…»
«Aspettate
un attimo» intervenne Margherita. «Ma di che cosa state parlando? Davvero
pensate che io vi… creda? Sogno e Dubbio? Siete seri?»
«Ma ci hai
visti?» la sbeffeggiò Dubbio. La faccia come quella di uno scarabocchio, aveva
il corpo che somigliava a un tornado scuro e, adesso che Margherita ci faceva
caso, tutti i granelli di polvere e gli steli d’erba che gli volteggiavano
attorno venivano inglobati dentro di lui. Sembrava un buco nero vivente, come
quelli che lasciano le stelle nel cosmo una volta esplose. Era impossibile.
«In
effetti…» commentò Sogno, e anche lui si offrì allo studio accurato di
Margherita. Ma con lui era facile, perché era la sua farfalla luminosa, il
prisma che l’aveva incuriosita apparendo e sparendo negli ultimi giorni. Era
impossibile sbagliarsi. Colorato di tutte le gradazioni presenti in natura, non
aveva altezza, né una vera forma. Ma era bellissimo, sfavillante e,
stranamente, la faceva sentire bene come non mai.
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Photo by Joel Filipe on Unsplash |
«Cosa…
siete?» domandò, grattandosi la testa riccioluta e ancora dolorante.
«Chi
siamo, vorrai dire» replicò Dubbio, sollevando una delle tante linee del suo
viso. Doveva essere un sopracciglio. «Io sono Dubbio Atroce, Dubbio per gli
amici, e lui è…»
«Sogno
Meraviglioso» concluse il più splendente dei due.
«Da non
confondere con suo cugino Sogno Perfetto. È altezzoso, non mi è molto
simpatico. Be’, a dirla tutta anche lui ogni tanto…»
«Se è per
questo, Dubbio, tu non sopporti neanche mio fratello.»
«E… chi è?»
chiese Margherita, temendo la risposta.
«Sogno Di
Una Notte Di Mezza Estate.»
«Certo che
non lo sopporto, non si sa mai quando arrivi! Di quegli spaventi…» replicò
Dubbio, alzando gli occhi al cielo. «Però gioco volentieri con i gemellini.»
«Be’, è
impossibile non ridere con i Sogni Di Gloria» annuì l’altro. «Certo, mai come
quando si sveglia mia sorella Sogno O Son Desta… lì la risata è assicurata!»
«Come fate ad
avere tutti i cognomi diversi?» domandò Margherita. Se anche si trattava di un
sogno, per l’appunto, tanto valeva cercare di capirci qualcosa.
«Il mio
mondo non funziona come il tuo. Ci sono leggi diverse e… non esistono cognomi.
Siamo tutti una grande famiglia, e ci vogliamo bene.»
«Ne vuoi
anche a Sogno D’Amore? È così stucchevole!» insinuò Dubbio con fare
cospiratorio.
«Certo, come
puoi non volerne a lui?» lo rimbrottò Sogno, indignato.
«Ok, ok…
ascoltate» disse Margherita agitando le mani. «Sono… sono contenta di avervi
conosciuto, ma io adesso dovrei andare a cercare Teodoro e poi tornare a casa.
Mio padre sarà preoccupatissimo. A proposito, ma dove sono?»
«Nel
maneggio.»
«Ma non vedo
nessuno» obiettò lei, guardandosi intorno. Be’, ora che ci faceva caso, forse
perché stava calando il sole e Sogno rifletteva un po’ meno luce, Teodoro era
proprio a pochi passi. Brucava l’erba come una pecora e aveva delle piccole ali
ai lati della groppa.
«A-ah! Lo
sapevo che non era reale tutto questo!» esclamò, correndo verso il proprio
cavallo. «Non esistono i cavalli con le ali» disse, fiera di se stessa.
«Uhm…»
commentò Dubbio. «In realtà ne esiste uno ogni volta che qualcuno cavalca un
ronzino.»
«Mai sentita
l’espressione “Vola come il vento”?» chiese Sogno, avvicinandosi. Margherita, di
nuovo a bocca aperta, lo vide accarezzare Teodoro sulla criniera prima di
puntarle lo sguardo addosso. E quando lo fece, lei sentì nel cuore uno strano calore,
come se tanti piccoli pezzi di un puzzle andassero al proprio posto.
«Sì, ma…»
«Niente ma,
ecco tuo padre. Ci vediamo più tardi a casa! Ah, e lasciami una di quelle
polpettine di cioccolato che tua madre ha fatto per dessert, ti spiace? Hanno
l’aria di essere deliziose!»
Poi Sogno e
Dubbio svanirono, e Margherita si ritrovò distesa per terra, un fortissimo
dolore sul naso e qualcosa di morbido sotto la pancia.
«Tesoro!
Stai bene? Ti sei fatta male?»
Margherita
si alzò a fatica, aiutata da suo padre e dall’istruttore. Teodoro, poco più
avanti, aveva l’aria colpevole, ma sulle sue spalle… le ali non c’erano più.
Aveva
sognato ogni cosa?
Solo quando
fu portata fin dentro ai box, per accertamenti, si rese conto di avere tra le
mani un cuscino a forma di nuvola.
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