Una riunione speciale in riserva per Cole

Ci siamo, pensò Cole guardandosi allo specchio. Tentò di ravviare i capelli per l'ennesima volta, ma quei ricci ribelli non volevano proprio saperne di starsene indietro: preferivano solleticare fronte e naso del loro proprietario, come avessero vita propria, suonando un concerto di prurito e sbuffi e occhi alzati al cielo.
«Uff! Vabbè, lasciamo stare» tagliò corto Cole, parlando da solo, quindi uscì dalla sua stanza, corse lungo le scale e aprì la porta di casa.
«Cole! Metti il giacchetto col pelo, che farà freddo sulla collina!» gli gridò dietro sua madre.
«Ma è brutto, mamma... sarò l'unico a sembrare un bufalo arruffat...»
«Niente storie, ragazzino. O vuoi ammalarti proprio alla prima riunione?»
Cole ci pensò su tre secondi netti, sull'uscio, maniglia stretta tra le dita e sguardo rivolto al tramonto incombente.
Sospirò, fece dietrofront, afferrò il giacchetto attaccato al muro e, infilandolo, si chiuse la porta alle spalle. In lontananza, sentì la risatina soddisfatta di sua madre e, suo malgrado, avvertì le proprie labbra alzarsi un po' agli angoli.
Aquene lo stava aspettando, calciando un sassolino in strada.
Cole aprì la bocca per salutarla, ma non ce ne fu il tempo perché proprio in quel momento la macchina del professor Patterson sbucò dal fondo di Greenlake Street, raggiungendoli in un baleno.
«Forza, ragazzi» li esortò il maestro di musica senza neanche un "ciao". 
Tipico, pensò Cole scuotendo la testa. D'altra parte, ormai era abituato ai modi da orso di quell'uomo. Chissà come lo sopportava la fidanzata, la signorina Freshman...
«Prima che il sole cali del tutto, dobbiamo accendere il falò e radunare tutti gli anziani. Non avremo molto tempo...»
«Mi ricordi perché mi è permesso partecipare?» volle sapere Cole, che ancora non si capacitava di quella fortuna sfacciata. Alcuni suoi compagni avrebbero dato una mano e pure un piede per trovarsi al posto suo. Certo, se fossero stati a conoscenza di quell'evento. La gente, in città, tendeva a fantasticare su ciò che avveniva nella riserva, senza tuttavia averne alcuna certezza: la sacralità della tribù di Cha'Tima era ben protetta.
«Perché... sì» rispose il professore, perplesso. Per ciò che stava dicendo o per la domanda? Cole non lo capiva.
Era più o meno la centesima volta, però, che riceveva quella risposta. Cole si rendeva conto di essere entrato a far parte di quella comunità anche senza essere nato tra gli Esselen, eppure nessuno sembrava avere per questa faccenda una spiegazione valida. Tranne lui e Aquene, nessuno ricordava ciò che era accaduto mesi prima, con il Generale Sands, però si comportavano tutti come se agissero di conseguenza.
Era strano, ma anche esaltante.
Giunsero davanti casa di Cha'Tima in meno di quindici minuti, ma quando Cole balzò fuori dall'auto non ebbe neanche il tempo per un sorso di succo di melone: Aquene venne agguantata dal professore e lei, di rimando, afferrò la mano di Cole trascinandoselo dietro. A un certo punto, per quanto correvano, sembrava stessero volando sull'erba soffice.
Il sole, rosso e gigante all'orizzonte, li scaldava nonostante la temperatura frizzante di metà febbraio, mentre il vento sferzava le loro guance ricordando loro gli eventi passati, la battaglia vinta, le emozioni memorizzate. 
Giunsero sulla cima della collina che il fuoco già crepitava, sollevando lapilli infuocati verso il cielo aranciato. Lo spettacolo era mozzafiato.
«Wow» sussurrò Cole, affascinato, e la stretta di mano che gli diede Aquene gli provò che non era l'unico a essere emozionato. D'altronde, anche per lei era la prima volta.
«Bene, ragazzi. Venite» li sollecitò Cha'Tima, agitando il braccio in maniera eloquente.
In pochi minuti, il circolo degli anziani fu riunito e inginocchiato attorno al fuoco, in una eco di ricordi che minacciò di scuotere Cole fin dentro le ossa. Era passato abbastanza tempo, da quella notte movimentata in cui Samuel aveva chiesto in prestito il suo corpo, ma le emozioni che suscitava il rammentare la voce calda e sicura di Aquene (Ayleen...) erano ancora tutte lì, nel suo cuore. E scalpitavano, proprio come il battito che Cole avvertiva pulsare nelle tempie.
Inspirò ed espirò, e poi, semplicemente, si abbandonò ai racconti dei miti e delle leggende di Cha'Tima. Aquene, proprio di fianco a lui, ascoltava rapita quelle storie, sussultando ogni volta che qualcosa di terribile usciva dalle labbra dello zio. 
In effetti, Cole non aveva mai immaginato che alcuni miti degli Esselen e di tante altre tribù dislocate per il Continente fossero così... paurose!
Fu per riflesso che cercò la mano di Aquene, e fu di certo per istinto che la sua amica intrecciò le dita alle sue.
Poi, man mano che il buio calava e il fuoco scoppiettava in sottofondo, la magia di quella prima riunione li avvolse.
E Cole si sentì a casa.

Alla prossima, con le storie del terrore di Cha'Tima!

Photo by Timothy Meinberg on Unsplash
     

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