Omaggi stratopici a tipi, anzi topi, meravigliosi

Qualche mese fa mia madre, che è insegnate di scuola elementare, mi ha segnalato un concorso indetto nell'ambito di #ioleggoperché
La traccia prestabilita ruotava intorno al personaggio di Geronimo Stilton, ma le varianti erano molte. Ovviamente si trattava di un contest rivolto ai bambini, alle scolaresche, ma date una tematica a una scrittrice e quella ci penserà comunque, nonostante non c'entri assolutamente nulla col pubblico di riferimento. Vuoi per sfida, vuoi per curiosità, vuoi per indole.
Insomma: dovevo provarci!
Dal momento che si avvicinava Halloween, mi ero subito interessata alla pista "nottole" (ovvero pipistrelli 😉 ) e dal momento che l'horror è la mia passione, quale ambientazione migliore di Castelteschio?
Insomma, ho voluto cimentarmi e sperimentare, per una volta, e calarmi nei panni del nostro tipo, anzi topo, preferito. Perché sì, in casa mia Geronimo va per la maggiore (specialmente negli episodi con Ficcanaso Squitt!)
Di seguito, quindi, potrete leggere (se ne avete voglia) un omaggio allo scrittore più famoso dell'isola dei topi e alla sua creatrice, Elisabetta Dami!

Geronimo Stilton e il flashmob di Castelteschio

Quel mattino ci svegliammo tutti di buon’ora. Certo, non fu facile: Tenebrosa e i suoi parenti erano abituati a fare le ore molto piccole e… glom, anche Igor, la terribile nottola. Oh, Tenebrosa non aveva fatto che dirmi quanto fosse carino e utile il “simpatico” animaletto, ma la verità era che io ero un tipo, anzi un topo, davvero molto pauroso.
Ma c’era una festa da organizzare, un tema importante di cui parlare, e capii in fretta che non avremmo cavato un ragno dal buco senza un aiuto.
«Ciccetto, il Signor Giuseppe, il cuoco di Castelteschio, si è ammalato. Non succede mai, dev’essere stato quell’insolito sole abbagliante che ha riscaldato Grotta Cupa pochi giorni fa… come faremo adesso?»
Per mille mozzarelle, era un bel disastro. Senza contare i tavoli da allestire, i festoni da attaccare, i pipistrelli (brrrr) da riunire, la redazione dell’Eco del Roditore da far venire per intervistare tutti…
Poi mi bloccai, illuminato da un’idea che, modestamente, reputai geniale.
«Chiameremo il cugino Trappola» dissi, convinto. «È un asso in cucina. Vedrai che con lui non avremo problemi a sfamare tutti gli ospiti. E poi Tea, mia sorella. Sai com’è brava a organizzare ogni cosa…»
«Oh, Ciccetto, tu mi salvi i baffi!» esclamò Tenebrosa, stritolandomi in un abbraccio che mi fece diventare più rosso di un pomodoro maturo. La mia (quasi) fidanzata la faceva facile, ma io dovevo ancora sistemare il discorso “Igor”. Non sapevo niente di nottole, e mi facevano anche abbastanza paura (non che adesso pensi a quelle simpatiche creaturine senza un brivido nella coda!) Avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse a cercare informazioni preziose su quei pipistrelli giganti, e conoscevo solo un topo che poteva fare al caso mio: Bernjamin, mio nipote. Oh, lui è un tipetto, anzi un topetto, davvero in zampa.
Decisi di chiamarlo, facendo tantissima fatica a trovare campo a Lugubria, e lo pregai di raggiungermi subito con un computer. Mi assicurai che la rete wifi di Lugubria funzionasse a dovere (non era molto facile per un imbranato tecnologico come me), poi inviai una mail all’Eco del Roditore mettendo tutti in all’erta: bisognava sensibilizzare la popolazione di Topazia. Se Tenebrosa pensava che i pipistrelli fossero creaturine utili e gentili doveva per forza esserci qualcosa di vero. E poi erano a rischio di estinzione, e un tipo, anzi un topo, come me non poteva proprio incrociare le zampe e lasciarsi scivolare tutto sul pelo, no?
Aiutai nonna Crypta ad allestire la grande sala e controllai che il cuoco Giuseppe fosse ben assistito dal medico, in attesa che arrivasse Benjamin. Poi entrai in cucina, per controllare che tutto fosse in ordine per l’arrivo di Trappola, ma rimasi a bocca spalancata quando trovai tutto sottosopra.
«Oh, Ciccetto, ma che è successo’ Sembra che di qua sia passato un esercito di zombie!» esclamò Tenebrosa, raggiungendomi.
«Z-zombie?» balbettai, diventando più bianco di un fantasma.
«Non ce la faremo mai» sentenziò Nonna Crypta, sbuffando, e muovendosi diede un calcio a una penna e un blocco per gli appunti.
Un momento: io conoscevo quella penna. Aveva il logo della mia acerrima rivale Sally Rausmassen. Che ci faceva lì? Voleva forse soffiarmi l’esclusiva sulla festa stratopica di beneficenza? Oppure aveva in mente qualcos’altro?
Ma non ebbi il tempo per pensarci, perché Benjamin ci raggiunse insieme a Tea e al cugino Trappola. 

Photo by José Ignacio García Zajaczkowski on Unsplash

   
 «Oh, non ti preoccupare, cugino, qui ci penso io» disse subito il nuovo chef, sparendo nella stanza del cuoco Giuseppe per farsi dare qualche ricetta tenebrosa ispirata ai nostri amici pipistrelli (glom!)
«Zio, ho parlato adesso con i ragazzi dell’Eco del Roditore» mi disse Benjamin, sedendosi davanti al computer. Ho passato loro tutte le informazioni che sono riuscito a scovare sulle nottole. Sapevi che esistono tantissime specie diverse di pipistrelli, da quelli comuni a quelli giganti?»
Igor faceva decisamente parte di quelli giganti!, pensai rabbrividendo.
«E sai qual è il loro cibo preferito? Insetti, come zanzare, coleotteri e falene. Si stima che un solo pipistrello sia in grado di mangiare dai 1500 ai 2000 insetti a notte! Ho pensato che per Topazia potrebbero essere molto utili.»
Ricordai l’invasione di falene di qualche tempo prima. Se non fosse stato per Ficcanaso Squitt, quella volta, sarebbe andata a finire male. In effetti, i pipistrelli ci avrebbero potuto dare una zampa in più.
«Ho pensato di stampare un po’ di volantini con la foto di Igor» continuò Benjamin, digitando in fretta sulla tastiera. «Possiamo invitare i nostri concittadini a comprare delle batboxes e appenderle fuori dalle loro case.»
«Bat boxes? E cosa sono?» domandai, curioso, allungando il collo sullo schermo del pc. Una foto gigantesca di Igor mi sorrideva. Inquietante! Rabbrividii fino alla coda.
«Sono dei piccoli rifugi in cui i pipistrelli possono andare a dormire, zio» mi spiegò Benjamin. «Non essendo uccelli, ma mammiferi, loro non costruiscono dei nidi, quindi hanno bisogno di un posto in cui ripararsi quando non vanno a caccia. Inoltre, le batboxes sono di grande aiuto per combattere la più grande minaccia che mette a rischio i pipistrelli.»
«E sarebbe?» chiesi, sempre più curioso.
«La pressione antropica. Si tratta della trasformazione dell’ambiente per mano, anzi per zampa, esterna» mi spiegò Benjamin. «In poche parole, i pipistrelli rischiano l’estinzione a causa di tutto quello che stiamo facendo alla natura» disse.
Sì: bisognava assolutamente aiutarli, per mille mozzarelle, in barba alla mia fifa blu.
Proprio in quel momento ci fu un tonfo, poi delle urla. Corsi nel punto da cui proveniva il frastuono e trovai Sally Rausmassen a terra, svenuta, con Igor che le svolazzava accanto, preoccupato.
Che avesse paura dei pipistrelli anche la mia acerrima rivale? La mia curiosità fu soddisfatta nel giro di pochi minuti, ovvero quando la direttrice della Gazzetta del Topo rinvenne e iniziò a urlare.
«Non permetterò mai che Topazia sia invasa da queste bestie succhiasangue! Lo dirò dalle pagine del mio giornale, potete starne certi!» tuonò.
«È per questo che hai tentato di sabotare la nostra festa?» chiese Tenebrosa, arrabbiatissima. Glom, non l’avevo mai vista così furiosa!
«Certo» rispose Sally, sudando freddo man mano che Igor le si avvicinava. Un battito d’ali faceva la gigante nottola, un lungo passo indietro faceva Sally. Sembrava stessero danzando! 
«Le tue sono solo superstizioni e pregiudizi» le rispose Tenebrosa, mettendosi le mani sui fianchi. «Non succhiano il sangue, né si impigliano nei capelli…»
«Ma portano malattie…» balbettò Sally, confusa.
«Per niente. Può essere più contagioso uno starnuto del cuoco Giuseppe, per quanto ne so» tagliò corto Tenebrosa.   
«Ma non servono a niente…» pigolò ancora Sally, con un filo di voce.
«Anche questo è falso» intervenne Benjamin. «Come le api, i pipistrelli sono animali pollinatori, indispensabili per spargere i semi sul terreno. È grazie a loro se possiamo mangiare banane e avocado, per esempio.»
Sally, muta, guardò uno a uno tutti i presenti. Vidi sul suo viso la mia stessa fifa, ma anche la confusione che piano piano scemava. Tutto quello che ci aveva sempre portato a pensare che i pipistrelli fossero creature della notte era… falso.
«Bene, se abbiamo finito abbiamo una festa da organizzare!» esclamò nonna Crypta, battendo le mani. Sally ne approfittò per dileguarsi, e qualcosa mi diceva che avrebbe fatto di tutto per battere sul tempo l’Eco del Roditore e pubblicare tutte le informazioni ricevute da quel genio di mio nipote.
«Io ho un flashmob da programmare con i cittadini di Topazia» disse Benjamin, correndo al computer. «Questa storia mi ha fatto venire in mente che potremmo invitare i nostri amici a postare sui social le foto delle loro batboxes!»
«Geronimo! Qui mi seve una mano per attaccare questi festoni. In due facciamo prima» mi chiamò Tea, in bilico su una scala.
Mi guardai intorno, soddisfatto, e poi osservai Igor a un battito di ali da me.
Dopotutto, ha un sorriso amichevole, pensai. Almeno fino a quando non fu raggiunto da tutta la sua famiglia di 160 nottole giganti.
Squiiitt!


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