I diritti sono cose strane

Ciao, tigerucci!
È da un po' che la vostra portavoce speciale non riesce a collegarsi e scrivere dei rapporti esaurienti sui nostri amici, ma stare dietro al professor Takoda e soprattutto alle riunioni degli anziani con Cha'Tima (e le pulizie straordinarie di Gertrude!) non è semplice. Tutti vogliono la mia attenzione e il risultato è una continua corsa con tanto di lingua infilata tra i denti e il respiro corto.
In ogni caso, oggi sono riuscita a ritagliarmi cinque minuti (facciamo anche dieci) per mettermi davanti al pc.

Volevo parlarvi di un sacco di cose, ragguagliarvi sui vari traguardi di Cole e Aquene, nonché i nuovi arrivi a Everseen e i progetti per i consigli della sera di Cha'Tima (ci stiamo lavorando su, poi ne riparleremo!), ma una chiacchierata con Gertrude è stata illuminante.
Sì, parliamo proprio della nostra bisbetica nonnina, tanto rompiscatole quanto "tosta", che ieri, complice un succo di melone particolarmente dolce (e alcolico!) si è lasciata andare a racconti... inaspettati.
Eravamo tutti lì in salotto, con Aquene che provava le sue scale al pianoforte e Cole che parlottava con me di quanti compiti avesse da fare per il fine settimana, quando il professor Takoda ci ha raggiunti e per il tanto bussare per poco non butta giù la porta.
Era preoccupato. Ci ha pregati di raggiungerlo alla riserva, perché c'era Gertrude "su di giri". Inutile dire che ho dovuto letteralmente trascinare Cole, perché non voleva saperne di aiutare sua nonna.
Che non aveva affatto bisogno di essere salvata, comunque.
Quando siamo arrivati a destinazione, infatti, l'abbiamo trovata seduta sul tavolo (proprio sopra!), con un bicchiere di succo di melone in mano, le guance rosse e accese e uno sguardo lucido e furbo. E la bocca spalancata sulla storia della sua vita!
Io, ovviamente, non ho perso tempo e ho tirato fuori il registratore, per non tralasciare neanche una parola. E questo è ciò che ci ha detto...
(Ehm... ve l'ho già detto che quel succo di melone era un po' alcolico?!)

«Tsk! Avete sentito? Vogliono dirci come vivere! Ahhh, ma io gliel'ho detto a mia figlia: dovranno incatenarmi se vorranno vedermi strisciare come un dannato serpente ai loro piedi. Voi non avete idea di chi avete davanti, signori miei, ma io ho combattuto al fianco di Alice, sapete?»
«Con calma, signora Gertrude. Io credo che abbia bevuto un po' troppo. Lo vuole un pezzo di torta? Magari annulla l'effetto...»
«Macchè torta e torta! Con le amiche e Alice bevevamo fino all'alba per riscaldarci nelle lunghe e fredde notti di progettazioni. Sapete, organizzare il movimento non è stato facile, coordinare tutte quelle donne...»
«A-Alice? Di chi parli, nonna? Psss, ehi, Aquene, mi sa che oggi la vegliarda ha bevuto un po' tr...»
«Guarda che ti sento, ragazzino! Sei un ignorantone, ecco cosa sei! E scommetto che neanche quella selvatica che è accanto a te conosca Alice Paul! Ficcati nella zucca questo nome, giovanotto: Alice Stokes Paul Eppure la madre della piccola selvaggia dovrebbe saperlo. Qualcuno avrà studiato in questo paesino sperduto bittato in mezzo al niente, no? Non avremo combattuto invano, vero?! Sappi ragazzina che se un giorno voterai lo dovrà a lei... e a me! Ero una suffragetta, io!»
«Davvero, signora Cloverfield?»
«Cos'è quell'aria incredula, professore dei miei stivali? Certo che è andata così! La nostra Alice era una gran studiosa, una quacchera fin nel midollo. Se era convinta dell'eguaglianza tra donne e uomini prima di partire, quando tornò dall'Inghilterra era una vera e propria attivista!»
«Ma... erano gli anni '20 o sbaglio?»
«Non sbagli, signor pellerossa, non sbagli di certo!»
«Ma quanti anni ha tua nonna? Non sembra così vecchia...»
«Oh, abbiamo manifestato per le strade, sapete? Belli, gli anni '20. Molto meglio i '50 comunque... anche se noi donne venivamo sempre ritratte in una cucina a spignattare. Per questo mi sono sempre rifiutata di imparare a cucinare.»
«Non l'ho mai vista davanti a un fornello, in effetti... la colazione gliela preparo io...»
«Ah! Mi ricordo quella memorabile marcia su New York! Noi, giovani, belle e forti. E loro... che ci guardavano come se fossimo bestioline. Un po' come...»
«Come tu guardi me, nonna?»
«Sciocco! Non puoi paragonarti a una cosa simile... o loro a me! Non sai com'era a quei tempi.»
«Ma loro chi?»
«I potenti, quelli che comandavano... Non si parlava di fare i compiti e tornare a casa per cena, ai miei tempi. Lì si trattava di cose molto più importanti. La tua amichetta dovrebbe sapere che significa nascere ragazza in un mondo di uomini! E se non lo sa è solo perché la sua gente non la tratta come la nostra tratta noi!»
«Sua... noi... ancora con questa storia, nonna? Lo vuoi capire che non esistono differenze tra...»
«Ah, questo è quello che credi tu, caro il mio piccolo ragazzino che crede ancora nelle favole. Io marciavo con i cartelloni, gridavo affinché mi facessero dire la mia, affinché tutte le bambine avessero voce in capitolo su come vivere nel loro futuro.»
«Ragazzi, la signora Cloverfield ha ragione. Una volta le donne non avevano gli stessi diritti che hanno oggi, non potevano neanche votare, cosa che adesso diamo per scontato. Conoscete la parola "suffragio universale"?»
«È il principio secondo cui chiunque, senza distinzioni di sesso o estrazione sociale, può votare.»
«Ah! La selvatica non è poi così selvaggia, allora...»
«Studio e leggo come chiunque.»
«È proprio vero che non si può dare per scontato niente, a questo mondo. Uno pensa che i diversi siano peggiori, e invece va a finire che il male è in quello che si reputa normale!»
«È la prima volta che sento un discorso tanto profondo uscire dalla bocca di tua nonna...»
«Ha bevuto, non c'è altra spiegazione...»
«Vi ascolto, sapete? Anche se parlate a bassa voce, io sento tutto, ragazzini! E comunque sappiate che le nostre lotte sono servite per il tempo di un soffio di vento, perché se non state attenti quello che c'era prima può tornare. Le leggi cambiano, gli umani sono volubili e la memoria tende a essere terribilmente corta, quando c'è qualcuno che pensa di avere più potere di altri. E il discorso non è esteso solo alle donne, ma a tutti e in maniera indistinta. Perché un giorno tolgono i diritti a noi, poi a chi ama le persone dello stesso sesso, poi a chi ha la pelle più chiara o quella più scura... nessuno è mai al sicuro, se non lotta. Per questo, anche quando sembra che non ci riguardi, è importante combattere. COMBATTERE!»
«Sì, nonna, ma è un po' tardi, adesso, e dovremmo andare a cena... la mamma ci sta aspettando e...»
«COMBATTERE! LOTTARE!»
«Ragazzi, e se la lasciassimo riposare qui e poi...»
«Ehi, ma... ronfa? Si è addormentata! Non ci credo, è successo in un battito di ciglia, in un secondo, in un...»

Già, Gertrude si era addormentata nello sconcerto generale. È praticamente svenuta sul tavolo. Prima o poi assaggerò anche io il famoso succo di melone di Cha'Tima!
Con non poca fatica l'abbiamo messa nel letto del padrone di casa e siamo andati via, ma non vi dico al suo risveglio, quando si è resa conto di dov'era, in quale punto del cielo sono arrivate le sue urla oltraggiate. Le abbiamo sentite perfino noi che eravamo nei nostri letti a Everseen!
Però una cosa posso svelarvela: io, Aquene e tutti quelli che hanno ascoltato le parole di Gertrude abbiamo trascorso una notte quasi insonne.
Già, perché le sue parole ci sono rimaste dentro, hanno messo le radici e sono fiorite. E ci hanno fatto riflettere. Perché in un momento come questo, in un periodo storico come questo, è importante pensare con la propria testa, guardare l'esempio di chi ci ha preceduti e imparare lezioni importanti per farne tesoro nel futuro.
Per questo, Everseen domani combatterà e marcerà al fianco di tutte le associazioni presenti a Verona e a Roma, per combattere quell'odio che molti vorrebbero imporre sull'amore.
Diverso è uguale, e per noi questo resterà sempre inalterato.
Photo by Matteo Paganelli on Unsplash



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